C. Cinelli, Oltre il paesaggio, in Silenzi, presentazione in catalogo, Galleria Arteatro S. Domenico, Crema, 2010
Olltre il paesaggio
L’arte di Alessandra Rovelli si intreccia intimamente con la natura e la vita dei paesaggi di Rivolta D’Adda. Lunghi campi silenziosi imbiancati dalla neve, terre aspre scavate dall’uomo e avvolte da biancastre nebbie invernali, distese di erba piegata dolcemente dal vento.
Sono questi i luoghi che abitano da sempre lo sguardo dell’artista, contemplati e amati con vivida emozione. Quella stessa emozione che si accende in chi osserva le sue opere: si è di fronte ad una natura “riflessa”, filtrata attraverso il setaccio interiore delle sensazioni, e restituita in opera per mezzo di un amalgama di materia povera, fatta di terra, arbusti, erba e altri elementi vegetali, che schiudono la via ad una percezione che travalica i confini della sola visione. Un lavoro di decantazione molto profondo che offre esiti di straordinaria poesia: quella “poesia della materia” le cui radici affondano nella tradizione della pittura informale materica con un debito particolare all’opera di Ennio Morlotti.
L’artista applica sulla tela strati rugosi e pastosi di colore, dal tonalismo sottile tipicamente lombardo, che va dai grigi, ottenuti talvolta con il carbone e la cenere, fino alle infinite trasparenze del bianco o ai toni naturali della terra, di cui a tratti possiamo percepire l’odore. Il suo interesse non è rivolto alla riproduzione esatta della forma ma si focalizza, piuttosto, sulla trama, sul colore e sulla materia, guardando all’armonia complessiva dell’immagine.
L’artista porta la materia nella bidimensionalità del quadro, svelandone le potenzialità energetiche ed evocative, e dà vita a un modellato quasi scultoreo – figlio della sua formazione nell’arte ceramica – con un gesto scabro che va diretto agli occhi e al cuore.
Le opere di Alessandra Rovelli sono frammenti di un unico viaggio, o meglio, di un racconto poetico, in cui l’io profondo è in costante rapporto dialettico con la natura. I paesaggi che incontriamo sembrano sospesi nel tempo eterno dell’attesa; indefiniti luoghi dell’anima, avvolti in un clima di sospensione dove il silenzio è un’occasione per recuperare il tempo necessario alla contemplazione. È in questa “assenza” che troviamo tutta la ricchezza della sua opera, quell’attimo di pienezza, irripetibile, nel quale si compie l’ideale della pura osservazione, come chiave di accesso al proprio io più recondito.
Qua e là, in questo viaggio, scorgiamo qualche segno ricorrente che traccia le linee di forza del percorso: “strade”, “viottoli”, “solchi” profondi si fanno strada nelle distese dei campi tra zolle di terra, chiazze di neve sciolta al sole o nel mezzo di distese ghiacciate, slanciandosi verso orizzonti di luce, sfumati, infiniti e assoluti, che si stagliano oltre il confine del paesaggio e i limiti dello sguardo. È in questo “oltre” che scorgiamo il senso profondo della ricerca artistica della Rovelli, che è prima di tutto una ricerca esistenziale. Affondando le mani nell’umile materia della natura, l’artista ritrova lo slancio necessario per liberare lo sguardo e sprofondare nel proprio io autentico, ritrovando quel paesaggio interiorizzato e sedimentato da sempre nella memoria.
Un paesaggio a tal punto vivo nell’immaginario dell’artista da riaffiorare anche nella restituzione di luoghi lontani come la “Siberia”, soggetto frequente nelle opere più recenti: qui le tracce dell’uomo si fanno più esplicite per la presenza di case che contornano le strade o di treni che sfrecciano in distese ghiacciate.
Quale che sia il soggetto, la ricerca dell’artista corre sempre su un unico binario: nelle pieghe della materia si scorge, in modo incessante, il richiamo interiore a quei luoghi dell’anima che l’artista porta con sé da sempre. Una natura scarna, dove l’assenza della figura umana accentua la forza evocativa del paesaggio, la sua primordiale vitalità, anche nell’essenziale e desolata geometria dei paesaggi industriali.
“L’idea per un soggetto – spiega l’artista – può nascere in me dalla visione di un paesaggio, di un film, o semplicemente dalla sensazione o dall’emozione improvvisa di un momento. È sempre un fatto inatteso, non il frutto di un’elaborazione concettuale”.
E’ qui che risiede la “forza” dell’arte di Alessandra Rovelli, in questa verità di sentimento, in questa sincera urgenza d’espressione.
Chiara Cinellii